Solitudine, una parola che può evocare un senso di chiusura, tristezza, disagio e nella società di oggi varca ancora uno spazio di abbandono e di espressione non concessa, perché esprimere il proprio sentire, ancora fa rumore, soprattutto se quel sentire è associato ad un disagio, quel disagio che disturba, che è meglio tenere nella propria interiorità, perché evoca qualcosa di difficile, ruvido e tutto ciò che è negativo è qualcosa che istintivamente ci fa fuggire.
La società nella mente
La società, a partire dalla famiglia, amici, lavoro, la vita sociale in genere, è nella nostra mente e ci porta a vivere, esprimere, condividere poco ciò che si “aggroviglia” ogni giorno nel nostro corpo, emozioni, pensieri, sensazioni e quando ci concediamo di parlare, sembra essere solo autorizzato il parlare del confortevole, di ciò che fa comodo e che non disturba.
quando si tratta di esprimere la difficoltà, si chiudono i sipari e cala un buio che non è bene attraversare, questo è quello che la società oggi porta
Durante gli incontri Echi di Flora, affrontiamo la visione della conoscenza critica nei confronti di diversi aspetti della vita, per aiutarci ad osservare come viviamo durante la giornata, quale sia il nostro reale sentire interno rispetto gli eventi esterni, seguendo la propria identità, rispetto ciò che la società imprime con i suoi dettami, influenze.
Ciò che esprime il “senso comune” di un concetto come la solitudine, spesso non corrisponde alle nostre realtà interiori, in quanto l’ambiente sociale in cui siamo cresciuti e tutt’ora viviamo, spesso passa attraverso la via del non sentire, questa modalità comportamentale di massa che segue l’approccio del nascondere, del non condividere, del reprimere una sensazione interna come la solitudine, associata a pensieri o emozioni di disagio, portando la persona a vivere in modo incoerente rispetto il proprio sé e le proprie richieste interne.
Siamo esseri sociali, abbiamo per natura biologica la necessità di vivere in gruppo e scambiare parole emozioni pensieri e alle volte può capitare di vivere stati di disagio che ci appartengono e verso i quali possiamo imparare ad avere rispetto a darne un significato per accoglierli e viverli senza reprimerli, rimanendo nel fluire della vita, con alti e bassi.
Per questo mi sento di esprimere quando lo sento e lo trovo un contesto possibile, il concetto di solitudine in fondo che male c’è?
A chi non è capitato di sentirsi solo?
Essere soli, anche se intorno si ha una moltitudine di ricchezza e di risorse.
Essere soli, anche se intorno vive l’amore, la bellezza, le amicizie, la felicità, ma in quel momento sono risorse che non si sentono perché pervade la solitudine.
Essere soli perchè intorno si ha realmente l’impressione del vuoto, quel vuoto che ti rende incapace di essere sicuro, che disorienta anche davanti alla consapevolezza.
Liberi di sentirsi soli
Quando siamo sul punto di prendere una decisione, di fare una scelta, di comprendere alcune dinamiche della vita, può accadere di sentirsi soli, con i nostri dubbi, con le nostre paure, con le nostre ansie.
Come per tutti i problemi o difficoltà, la sua soluzione sta sempre a fianco, potremo vederla a piccoli passi.
Possiamo creare una strada affinché questa solitudine possa essere accolta in un tempo, un tempo per lasciarla correre in ogni istanza del corpo, per poi trasformarla e guardarla a distanza con occhi diversi.
Cos’è la solitudine nella sua essenza?
Se accogliamo la solitudine nella sua essenza, può portare a nuove prospettive, che conducono ad un senso di libertà interiore.
La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.
Hermann Hesse, Il lupo della steppa
Darsi un tempo
La strada della solitudine la possiamo trasformare in una via per darsi un tempo di elaborazione e continua trasformazione.
Cosa significa trasformare?
Trasformare, dal latino transformare, comp. di trans- “trans-” e formare “dare forma”, ridurre in forma diversa dalla primitiva, dando nuovo aspetto, struttura, funzione, (Treccani).
Per trasformare la solitudine, in primo piano occorre imparare ad accoglierla e viverla, quando arriva, lasciarsi pervadere e stare in quella solitudine che è parte di noi del nostro momento.
Stare nella solitudine, significa vivere la sua essenza, lo stato emotivo che porta, una tristezza, una insicurezza, una paura e concedersi il tempo di poterla assorbire nel corpo, per poi poco alla volta portarsi nella prospettiva di trasformazione.
Nessuno può salvarci dall’aspetto più scomodo della solitudine, soltanto noi ne abbiamo le potenzialità.
La solitudine è amica
Darsi la possibilità di accogliere la solitudine come un amico che arriva per portarci prima a concederci lo stare soli, quel momento in cui non vogliamo essere salvati, siamo dentro e stiamo accogliendo il momento più difficile, il conflitto tra ciò che è fuori e ciò che è dentro.
E gradualmente trovare quella forza, quel coraggio per desiderare, per darsi una possibilità successiva, un tempo successivo per progredire oltre e portarci verso una riconciliazione e sciogliere poco alla volta l’aspetto disastroso che vediamo nella solitudine e iniziare a trasformarla, dandone una nuova forma, una nuova prospettiva di liberazione.
In cosa posso trasformare la solitudine e il vuoto che mi lascia dentro?
Echi di Flora nasce per dare disciplina al corpo in tutti i suoi aspetti a partire dalla conoscenza critica.
Quando abbiamo la consapevolezza dei nostri stati e vogliamo elaborare una situazione di conflitto possiamo lavorare con il nostro corpo nelle discipline olistiche.
L’esplorazione del pieno di significato può essere di notevole aiuto, nel corpo esperito, possiamo aiutarci nel trovare la forza, il desiderio di vedere nella solitudine tutti i suoi volti, non solo quello che la società porta nella nostra mente.
Per uscire dai condizionamenti sociali, occorre lavorare sul corpo lasciando la mente a riposo dal pensiero ordinario per concentrarla sul sentire disciplinato del corpo.
Aromaterapia per la solitudine
Esiste l’aromaterapia per la solitudine? Si esiste, vediamo come aiutarci, seguendo la via, la piacevolezza del profumo.
L’aromaterapia è una disciplina psico-corporea che ci permette attraverso l’inalazione di una materia aromatica vegetale di regolare i nostri stati emotivi e accompagnarci nei nostri percorsi di consapevolezza, attraverso l’ascolto, il contatto e il respiro, per ritrovare quel pieno, quella ricchezza da porre a fianco i nostri disagi.
Per la solitudine non esiste un olio essenziale specifico, esistono invece oli essenziali in grado di sostenerci nell’elaborazione degli stati emotivi associati al senso di solitudine che può arrivare in un qualsiasi momento della nostra vita.
Come iniziare?
Se a fianco alla solitudine sentiamo un senso di tristezza, di freddezza, meglio riscaldarci con la cannella, soprattutto se questa sensazione compare in autunno o inverno quando le giornate sono corte e le ore luce portano meno “calore e vitalità” nel nostro essere.
Ma via libera anche agli agrumi, soprattutto il mattino, per risvegliarci e purificarci dal senso di vuoto, per riempire con un profumo che ti accarezza l’animo e ti sostiene nella tua giornata, limone, arancio dolce, pompelmo, mandarino dolce, mandarino verde.
Ottimi anche i fiori, come il geranio che riporta le nostre risorse vitali, la camomilla che porta armonia e accorda un animo agitato e disorientato, Ylang Ylang che porta un oasi di pace nel cuore sedandolo e nutrendolo nel profondo.
Yoga e Aromaterapia una potente sinergia trasformativa
Per concludere, per un’esperienza ancora più intensa ed evocativa, incenso sandalo e mirra singolarmente o in miscela, abbinati alla tua pratica Yoga, per contatto sui polsi o sui punti riflessi del viso come rituale di preparazione alla pratica, diffusi nell’aria o ancora come ritua../../percezione-e-movimento/index.htmlle fissativo prima di sdraiarti per vivere Śavāsana (शवासन), il senso di abbandono, la libertà, il contatto con la terra, fissare le memorie nel corpo e ripercorrere le tue capacità.
Quali capacità ripercorro con lo Yoga?
Attraverso la pratica dello Yoga, si apprende la possibilità del darsi un tempo e concedersi il permanere negli Asana, con intensità, prendendo contatto diretto con sè stessi, lo sforzo e la difficoltà.
Il tempo della pratica è il tempo del corpo e quello stare negli Asana racchiude un grande potenziale trasformativo.
Stare nella posizione intensa, nel sentire le difficoltà che libera, così come stare nella vita e accogliere ogni difficoltà o disagio presente, per trasformarlo, acquisendo potenzialità verso sè stessi.
E infine Yoga, incenso, sandalo e mirra per ritrovare tutti gli aspetti del movimento verso la propria spiritualità, la devozione, quell’andare oltre per riempire il corpo di capacità e certezze, per ritrovare la ricchezza e la propria sacralità, uscire dai condizionamenti e vedere finalmente nuove prospettive.
vivere la solitudine come l’occasione più grande di libertà e indipendenza nella vita.
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