Gli organi di senso sono i nostri telescopi sul mondo, per conoscere la realtà che ci circonda, gli unici strumenti che abbiamo per ricavare informazioni dal mondo fisico.
La natura ci ha dotato di strutture chiamate recettori che ci interfacciano con la realtà fisica esterna attraverso le sue emissioni di energia.
Organi di senso per conoscere l’ambiente
I nostri organi di senso sono fatti per interagire con l’energia radiante (luce) l’energia meccanica (movimento, pressione, onde sonore) energia termica (il calore) energia chimica (le proprietà di moltissime molecole che generano sensazioni olfattive, gustative, tattili o nocicettive).
Animali e Uomo
In questo differiamo da altre specie che hanno sviluppato recettori specifici differenti; la razza ad esempio, è in grado di percepire a distanza i campi elettrici creati dal sistema nervoso di altri animali, localizzando così facilmente le prede anche al buio. Altri animali più famosi sono in grado di sfruttare diversamente alcuni tipi di energia per crearsi delle mappe spaziali; ad esempio il pipistrello con il suo sistema radar (che sfrutta le onde acustiche), o il boa che percependo l’infrarosso, può visualizzare al buio, il calore prodotto dalla preda.
Non è quindi detto che si debbano percepire tutte le forme di energia prodotte dal mondo fisico, ma non è un caso se gli esseri viventi abbiano sviluppato recettori sensibili a energie di tipo diverso.
Tra lo stimolo e la percezione
Il percorso della percezione inizia nel momento in cui uno stimolo viene a contatto con i recettori sensoriali: le cellule specializzate, localizzate negli organi di senso, atte a interagire con quello specifico tipo di energia. Il compito svolto da queste cellule è quello di rilevare le caratteristiche dell’evento fisico e di tradurle, codificarle nel linguaggio del sistema nervoso: impulsi elettrochimici, ossia il segnale atto ad essere trasportato dai nostri nervi ed elaborato dal cervello.
Il segnale
Questa operazione è la trasduzione del segnale. Una volta superata questa fase, di qualsiasi modalità sensoriale si tratti, non esiste più luce, calore o suono: i recettori sono la barriera alla quale si arresta una forma di realtà e al di là dei quali ci giungono solo messaggi, una descrizione di ciò che succede fuori.
Tutti i dati sensoriali, che siano visivi, olfattivi, gustativi, uditivi o tattili, o anche provenienti da sensori del dolore e del movimento corporeo, sono codificati nello stesso linguaggio di base: impulsi di energia elettrochimica.
Il percorso
Ciò che mantiene separati i segnali tattili da quelli visivi o olfattivi non è la sostanza, ma il percorso: ogni senso ha le sue vie nervose distinte fino a raggiungere il cervello e alla corteccia cerebrale, dove vede assegnata un’area corticale specifica per l’elaborazione.
I segnali sensoriali giungono a livello della corteccia cerebrale tramite complesse vie che dalla periferia li trasmettono verso il centro del sistema nervoso, dove avviene la loro elaborazione cognitiva.
Infatti nella corteccia cerebrale avvengono tutte quelle operazioni logiche e mentali che permettono di organizzare i dati sensoriali in una situazione complessa, in cui intervengono diversi fattori cognitivi come la memoria, il linguaggio, il pensiero, l’attenzione.
Come capiamo il mondo?
Tutto questo complesso intrecciarsi di elaborazioni, ci permette di capire il mondo e di agire di conseguenza, ossia di reagire alla percezione con una risposta.
Ogni individuo, utilizza il proprio “software” biologico interno in modo diverso, arricchendolo di contenuti, regole e strategie diverse in funzione alla propria esperienza e dei processi di ragionamento e di elaborazione delle informazioni. Inoltre il nostro “bio-software” si aggiorna automaticamente man a mano che immettiamo dei dati, quindi con l’esperienza cambia il nostro modo di pensare e di elaborare i dati sensoriali.
Ogni nuova esperienza va a creare nuove connessioni attraverso le quali in futuro potrà passare il segnale elettrico recante nuovi dati.
La percezione
La percezione di uno stimolo, è il processo che ci consente di elaborare i segnali sensoriali e acquisire l’informazione sul mondo esterno. Conosciamo la realtà che ci circonda attraverso la percezione. Questa elaborazione avviene nel cervello e porta alla formazione di una rappresentazione interna di quegli stimoli.
Le neuroscienze oggi riportano che la neocorteccia reagisce in 300 millesimi di secondo, pertanto noi razionalizziamo un pensiero che viene messo in atto dal nostro istinto percettivo primordiale.
Le percezioni solitamente dipendono dall’informazione sensoriale che giunge al cervello ed è influenzata dall’esperienza, dalla conoscenza del mondo attraverso di essa.
Il nostro mondo
La nostra percezione del mondo si origina dal nostro senso primordiale e successivamente, può essere influenzata da processi cognitivi (mentali del pensiero) e da processi dinamici legati al comportamento umano e le interazioni sociali, gli istinti, le emozioni.
Questo percorso di elaborazione di stimoli sensoriali porta alla pianificazione del comportamento.
Perciò ci comportiamo e relazioniamo nella vita sulla base di come la percepiamo e ciò che percepiamo è notevolmente influenzato dal nostro stato emotivo e dalla nostra mente.
Nel caso dell’emotività, poiché l’intervallo tra il fattore che scatena un’emozione e l’erompere dell’emozione stessa può essere quasi istantaneo, il meccanismo che valuta la percezione di tale fattore deve essere velocissimo, anche secondo il tempo di reazione cerebrale che si calcola appunto in millesimi di secondo.
Questa valutazione della necessità di agire dev’essere automatica, così rapida che non varca neppure la soglia della consapevolezza.
Le emozioni sono veloci
Tale risposta emozionale rapida, si propaga in noi prima che sappiamo che cosa sta succedendo.
Il grande vantaggio è che la mente emozionale può leggere una realtà (emotiva) in un istante, producendo quel giudizio intuitivo immediato che ci dice di chi dobbiamo diffidare, di chi possiamo fidarci e chi si trova in una situazione difficile.
La mente emozionale è il nostro radar per scoprire il pericolo; se noi (o i nostri antenati nel corso dell’evoluzione) aspettassimo l’intervento della mente razionale per formulare alcuni di questi giudizi, potremmo non solo sbagliarci, ma addirittura morire. Lo svantaggio è che queste impressioni e questi giudizi intuitivi, verificandosi in una frazione di secondo, possono essere erronei o malaccorti, o meglio inadatti alla situazione e creare rappresentazioni interne che favoriscono un disagio psicofisico.
Organi di senso e qualità della vita
Le pratiche interiori che coinvolgono gli organi di senso, come l’olfatto, il tatto, l’udito, la vista, nascono per darci la possibilità di scoprire l’identità della nostra percezione, utilizzando le vie sensoriali come elementi per esercitarsi, il corpo diviene territorio di esperienza per conoscere i propri sistemi interni di decodifica della realtà esterna ambientale e sociale.
Fornire agli organi di senso una forma di arricchimento sensoriale è indispensabile, per comprendere come percepiamo uno stimolo esterno e quindi come conosciamo e traduciamo tutta la realtà che ci circonda e come viviamo la nostra vita, le relazioni, i nostri comportamenti.
Arricchimento sensoriale, educazione alla percezione
L’arricchimento sensoriale è una grande forma di educazione alla percezione che porta la persona a regolare i propri sistemi interni verso “altre prospettive” per uscire dai propri auto-sabotaggi ed evolvere seguendo la vera natura interiore, la realtà biologica e migliorare così tutta la vita, dall’emotività, la risoluzione di problemi, lo stress, l’ascolto dei bisogni primari, l’impatto che tutto questo ha su come siamo, come parliamo agli altri, quindi le relazioni e la propria autorealizzazione.
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